14/04/08

DURANTE LA LUNGA E NOIOSA CAMPAGNA ELETTORALE...

Durante la lunga e noiosa campagna elettorale appena conclusa l’argomento scuola ha brillato per assenza.
In previsione della formazione del nuovo Governo che scaturirà dalla nuova consultazione, l'AESPI ha approvato un documento, secondo l'originale formula di una "lettera aperta" di un oscuro insegnante al futuro Presidente del Consiglio, contenente quelli che riteniamo essere i desiderata dei docenti italiani e i principali consigli per il bene della scuola.
Lo trasmettiamo in allegato (con l'invito non soltanto a leggerlo e meditarlo, ma anche a volergli dare la massima diffusione, sia presso le proprie scuole e i colleghi, sia anche negli ambienti politici. Affidiamo la “nostra lettera” anche a “Tradizione” con l’obbiettivo di divulgarla tra i suoi lettori.

Il Presidente Nazionale dell'AESPI: Prof. Angelo Ruggiero

Profilo del nuovo Ministro
L’AESPI ha ricevuto da un amico insegnante, il cui nome manteniamo anonimo per motivi di discrezione e che potrebbe essere chiunque (un insegnante qualsiasi, l’“insegnante – tipo”) la seguente accorata lettera aperta al futuro Presidente del Consiglio. Abbiamo deciso, condividendone appieno lo spirito e le proposte, di divulgarla, adottandola come documento pubblico dell’associazione:

Lettera di un semplice insegnante al futuro Presidente del Consiglio per offrirgli qualche utile indicazione circa il Ministro della Pubblica Istruzione che Egli vorrà scegliere Signor Primo Ministro (chiunque Lei sia), non sono né un accreditato opinionista né un intellettuale di vaglia. Sono un modesto insegnante che ha alle sue spalle circa trenta anni di scuola, ed è solo sulla base di questa esperienza che mi permetto di rivolgerLe qualche modesta indicazione circa la questione citata in epigrafe.
In primo luogo, eviti di scegliere il Ministro del mio Dicastero all’interno della folta categoria dei pedagogisti. Sono costoro, per lo più, individui che non entrano da decenni in un’aula scolastica, se mai ci sono entrati. Hanno essi in mente un’idea astratta dello studente, simile a quella che avevano del “buon selvaggio” certi filosofi del ‘700, ed amano esprimersi per astrusi tecnicismi che poi impongono a noi poveri insegnanti di trincea. Il bello è che trovano spesso colleghi che questi tecnicismi non esitano a far propri, per di più con qualche compiacimento: mi lasci dire, e chiedo venia se urterò qualche suscettibilità, che questi ultimi non sono i migliori fra noi.
Nomini, la prego, una persona capace di limitare le incombenze burocratiche che gravano, sempre più, sulla nostra vita professionale. Signor Presidente: se fossimo uomini e donne vaghi di compilare tabelle, vogliosi di stendere relazioni, innamorati dei moduli, avremmo scelto un altro mestiere, non quello che quotidianamente portiamo avanti. E per limitare le incombenze cartacee bisognerà una buona volta decidersi a circoscrivere le attività che vengono pianificate, certificate, notificate, segnalate, verbalizzate, comunicate. Tanto per fare un esempio di stagione, la nuova normativa sui debiti è la classica toppa peggiore del buco che vuole coprire: ci sta costringendo a penosi e noiosi “recuperi” e a riempire di prosa burocratica una massa cartacea di impressionanti proporzioni. Non sarebbe meglio, Egregio Primo Ministro, tornare al vecchio caro esame a settembre?...... Ma no, che dico, forse è meglio non pretendere troppo dal coraggio di un Governo, di Destra o di Sinistra che sia.
Scelga, Signor Presidente, un uomo che si adopri a far cessare, o quanto meno a fortemente limitare, la smania forse europeistica ma non per ciò meno dannosa dei “progetti” che hanno trasformato le scuole in luoghi in cui l’insegnamento ha scarsissimo rilievo. Oggi ogni due per tre noi docenti dobbiamo abbandonare le nostre aule e soprattutto i nostri alunni a psicologi,
sessuologi, alcolisti anonimi, ex tossicodipendenti in servizio permanente, esponenti della LAV, attori, carcerati redenti o redimibili, ambientalisti e simile variopinta umanità. Vengano, tutti costoro, cortesemente ma fermamente allontanati dalle scuole e la lezione torni ad essere l’attività centrale nei nostri istituti.

Collochi, per cortesia, sul più alto scranno di viale Trastevere una persona convinta che la scuola non debba essere solo un’azienda ma una ordinata comunità di persone che operano per la propria e l’altrui crescita culturale e umana, e che il suo Preside non debba necessariamente recitare la parodia del manager di successo ma essere un saggio pater familias che sviluppa la didattica, dirime pazientemente i contenziosi, valorizza gli insegnanti più validi senza circondarsi di squallidi valet de chambre.
E poi restituisca, il nuovo Ministro, un po’ di autorità a noi insegnanti.
Non perché quando andiamo al cinema ci piacciono le parti da duri, ma perché si è ben visto che senza insegnanti autorevoli le scuole si trasformano in autentiche bolgie infernali, con bulli e pupe e spacciatori a menare le danze. Il suo predecessore aveva in effetti cercato di rendere un po’ meno indulgenti i procedimenti disciplinari, ma al solito non è intervenuto sulla farraginosità delle procedure, la quale oggi è tale da persuaderci a subire in silenzio qualsiasi vituperio piuttosto che dare inizio all’estenuante carovana delle convocazioni, dei consigli straordinari, dei ricorsi alle Commissioni di garanzia e quant’altro… Non sarebbe possibile, anche in questo caso, un saggio ritorno al vecchio caro “sette” in condotta con le note conseguenze?
Mi sono riservato per la conclusione di questa lettera, Signor Primo Ministro, quella che è forse la mia richiesta più ambiziosa e di più difficile accoglimento. Ma tentar non nuoce: al peggio Lei mi dirà un bel no.
La prendo un po’ alla lontana: finora alla testa del dicastero di viale Trastevere abbiamo visto soggetti delle più varie provenienze: medici, giuristi, ereditiere, linguisti, docenti universitari, politici di professione…. Dignitosissime provenienze, si badi, ma che con la scuola nulla o assai poco hanno a che fare. Non si potrebbe, per una volta, metterci un professore, un maestro? Uno che le aule scolastiche le abbia calcate davvero, ed anche le aule professori coi loro sempiterni mugugni, ed abbia conosciuto la bolgia dei collegi docenti, e il chiacchiericcio dei consigli di classe? Uno, insomma, che sulla scuola non faccia piovere dall’alto decreti e circolari come devastanti ukase, ma che dimostri la saggezza di chi le cose le conosce davvero, ab intrinseco, e sa di cosa i suoi colleghi hanno bisogno nella concreta, umile pratica quotidiana dell’insegnamento?
Ma no, che dico… devo essere andato troppo oltre. La presente è una cortese lettera al Primo Ministro (che ringrazio comunque dell’attenzione), non una pagina strappata al più ottimistico libro dei sogni.
Milano, 4 aprile 2008

Per l’AESPI: Il Presidente Nazionale
(Prof: Angelo Ruggiero)

Anche su questo argomento è aperto il dibattito, insieme a concernente la salvaguardia dei principi identitari di una politica di Destra nell’assetto parlamentare determinato dalle appena concluse elezioni.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo, Angelone!
Nicola e Rosella

Anonimo ha detto...

Bellissima, stampata e affissa nella mia scuola (Meffeo vegio – Lodi)
Grazie!
Antonella P.

Anonimo ha detto...

Grazie e complimenti per la simpatica ed efficace lettera dell’AESPI per l’eventuale nuovo Ministro della P.I.. La pubblicherò volentieri sul sito e ne invierò copia alla Calderini per La Voce del CNADSI. Cordialmente. Manfredo A.

Anonimo ha detto...

Caro Ruggiero,
ho voluto prima leggere con calma la lettera al futuro Presidente del Consiglio: hai senz’altro la mia adesione. Sarebbe molto opportuno, oltre che diffonderla, renderla pubblica il più possibile attraverso la stampa e – chissà – i media.
Cari saluti
Leonzio V.